Dopo il divieto nelle sedi di circoli e associazioni che risultino
affittuari del Comune ora il turno spetta ai nuovi bar e ristoranti che,
nei prossimi mesi, saranno aperti in centro città e nelle zone
commercialmente più pregiate. Questi nuovi esercizi dovranno essere di
alto livello, ovvero, rispondere il più possibile a una serie di
requisiti qualitativi fissati dal Comune. Primo: lo spazio per il
pubblico dovrà essere sufficientemente ampio, almeno 50 metri quadrati.
I locali dovranno, preferibilmente, essere dotati di doppi o tripli
servizi igienici, anche per disabili, elettrodomestici a basso consumo,
area fumatori e, magari, pure di parcheggi per la clientela, infopoint
turistico, punto internet e zona giochi per bambini. Per “convincere” il
Comune a rilasciare l’autorizzazione potrebbe, altresì, risultare
determinante la somministrazione di prodotti dop o igp, ecosolidali e la
preparazione di piatti della cucina ligure.
Per chi aspira ad aprire un locale nel centro storico o nei borghi più
frequentati delle delegazioni, infine, ecco un suggerimento: la chiusura
entro le 24, l’apertura domenicale e lo stop agli apparecchi da
intrattenimento con vincita in denaro. Queste potrebbero risultare carte
vincenti per centrare l’obiettivo. Tutto questo è contenuto nel piano
del commercio di Tursi che, sulla base della normativa regionale, fissa
criteri rigidi per il rilascio di nuove licenze in buona parte della
città. Erano state le stesse associazioni di categoria a chiedere che
fosse istituita una “soglia di sbarramento” a nuove aperture e
trasferimenti di licenze. Per arginare la concorrenza spietata in alcune
zone della città, dove la concentrazione di pubblici esercizi è da
record nazionale. In una città che già vanta, si fa per dire, il più
alto numero di locali pubblici in rapporto alla popolazione: uno ogni
241 abitanti.
Il confronto con i rappresentanti di Fiepet-Confesercenti e Fepag-Ascom
è durato un paio di mesi. Ma ancora prosegue sulla bozza di piano
commerciale che sarà esaminato dalla giunta entro Natale. Nel documento
la Genova del commercio è divisa in due macroaree: la zona 1, che
include centro storico, Portoria, Foce e le fasce costiere di Levante e
Ponente (da Pegli a Pra’, da Voltri a Sestri, compresa la nuova Marina),
dove l’avvio di nuove attività è subordinata al rispetto di un livello
minimo di qualità; la zona 2, che comprende vallate e zone
dell’entroterra, dove l’insediamento di nuovi bar, ristoranti e pub è
soggetto solo al rispetto delle norme igienico-sanitarie.
Nel primo caso, come detto, è prevista una lunga serie di parametri cui
gli esercenti si devono adeguare per ottenere il via libera di Tursi. I
parametri principali riguardano la superficie minima di somministrazione
(50 metri quadrati), la presenza di servizi igienici aggiuntivi e per
disabili, l’adesione alla raccolta differenziata, l’insonorizzazione e
la climatizzazione dei locali, l’uso di apparecchiature di classe A
(massimo risparmio energetico), la presenza di impianti fotovoltaici o
pannelli solari per la produzione di acqua sanitaria, la disponibilità
di una sala riservata ai fumatori. Poi ci sono i parametri accessori,
che garantiscono un ulteriore punteggio: superficie di somministrazione
superiore a quella minima di 50 metri quadrati, infopoint di almeno un
metro quadrato, parcheggi, guardaroba, area ludica per i bimbi,
somministrazione prevalente di prodotti tipici. Infine, occorre
garantire almeno otto ore di apertura e costituiscono titolo di merito
la chiusura entro la mezzanotte, le aperture domenicali, la possibilità
di eseguire in loco il test alcolimetrico e la non installazione di
videopoker.
La notizia è di jamma.it.